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Lo sviluppo partecipativo

E' l'esito della combinazione dei cambiamenti mentali e sociali di una popolazione, che la rendono atta a far crescere in modo cumulativo e permanente il suo prodotto reale globale. Si realizza in un assetto istituzionale fondato sul federalismo e la sussidiarietà e che vede ogni suo attore pubblico o privato adempiere il dovere della solidarietà e della reciprocità

sviluppo

Lo sviluppo locale di tipo partecipativo è legato ad una particolare visione dello sviluppo della società, inteso, nell’accezione di Giorgio Ceriani-Sebregondi, come autosviluppo della società medesima e, secondo il pensiero di Amartya Sen, come processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani.

Lo sviluppo, in sostanza, si fonda sulle motivazioni interne alla società e sulla saldatura tra le motivazioni interne e le opportunità offerte dall’esterno. Non è semplicemente crescita economica ma costituisce un salto di civiltà. È, infatti, l’esito della combinazione dei cambiamenti mentali e sociali di una popolazione, che la rendono atta a far crescere in modo cumulativo e permanente il suo prodotto reale globale.

Per spiegare la differenza tra sviluppo e crescita economica, Sebregondi utilizza la bella metafora del pastore nomade, per il quale “le molte ore dedicate alla contemplazione e alla meditazione, o al reggimento politico, religioso, economico della tribù, o anche soltanto al libero godimento della natura, possono rappresentare un reddito reale assai più elevato di quello che lo stesso pastore, divenuto operaio agricolo o industriale, avrebbe a disposizione attraverso il salario e l’inserimento in un’organizzazione sociale a lui estranea”. Se il pastore nomade – pur facendo oggi il salariato – non riuscirà a recuperare parte di quel ‘reddito’ e di quelle funzioni che fanno parte della sua storia, e dunque delle sue motivazioni, avrà una reazione di rigetto rispetto al cambiamento. Solo quando la saldatura tra motivazioni storiche profonde e crescita economica sarà avvenuta, si potrà parlare di sviluppo.

Esso consiste nel ricomporre il rapporto tra istituzioni (regionali, nazionali ed europee) e società locale (intesa come comunità, società civile ed ente locale di prossimità). Si tratta, in sostanza, di creare una relazione impostata sulla fiducia, in cui le istituzioni mettono a disposizione prospettiva e mezzi e la società locale riaccende le sue tensioni al cambiamento e si riorganizza per trovare la strada e vincere la sfida dello sviluppo.

Il contesto istituzionale è decisivo per lo sviluppo locale di tipo partecipativo. È proprio l’inadeguatezza del sistema istituzionale alla radice della bassa redditività degli investimenti nei territori. E finché tale inadeguatezza permane, qualunque intervento pubblico, attuato nei territori sprovvisti di istituzioni efficienti, è destinato a fallire.

Per modificare il sistema istituzionale, bisogna, tuttavia, partire da un incontro costruttivo tra istituzioni e comunità interessate, fondato sulla chiara visione federalista dei rapporti tra i diversi enti che compongono la Repubblica, sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà e sulla creazione di istituti innovativi di democrazia diretta, di natura comunitaria, che promuovano e permettano l’incontro e il dialogo tra istituzioni e società locale (fondazioni di partecipazione, condomini di strada, ecc.).

Sia la sussidiarietà orizzontale (le istituzioni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale), sia la sussidiarietà verticale (le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato) si fondano entrambe sul riconoscimento reciproco – tra i diversi attori sociali e istituzionali  dello sviluppo della società – che tutti operino per il bene comune e nell’interesse generale.

Ma ciò presuppone che lo status di attore dello sviluppo della società di cui si fa parte implichi non solo il diritto inviolabile ad attivarsi per il bene comune, ma anche il dovere inderogabile di solidarietà e reciprocità nel conseguire l’interesse generale.

 

 

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