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Renzi come Togliatti non vuole il bagno di folla a Roma?

Il "Tempo" e il "Messaggero" danno per incerta la partecipazione di Renzi alla Festa dell'Unità di Roma. E in effetti pare che solo domani il premier scioglierà la riserva. Farà allora come Togliatti?

renzi
Per martedì 28 luglio è annunciata la partecipazione di Matteo Renzi alla Festa dell’Unità di Roma. Si prevede un grande afflusso di cittadini romani. Matteo parlerà, infatti, delle riforme che durante il suo mandato si stanno approvando. E di quello che bisognerà ancora fare per superare la crisi e assumere come Paese un ruolo di primo piano in Europa.

Nelle Feste dell’Unità che si svolgono nella capitale, i comizi dei capi sono seguiti come riti religiosi. E sarà così anche questa volta. Lo sapeva bene Palmiro Togliatti che non disdegnava il culto che circondava la sua persona. Era usanza imitare la sua voce: si rideva del suo strano accento che vedeva una commistione tra genovese, torinese e una cantilena da nenia russa che gli era rimasta dopo il soggiorno a Mosca. Il Migliore era convinto che un partito di massa si reggesse anche sui miti e sulle leggende costruite intorno al suo capo. Ne parla Ignazio Silone a proposito delle storie inventate di sana pianta sui primi anni di attività politica di Togliatti nell’ambito di rievocazioni che ne fa “L’Unità”. Incontrando il capo del PCI nei corridoi di Montecitorio ai tempi della Costituente, lo scrittore gli chiese se avesse letto i racconti fantasiosi che lo riguardavano e perché permettesse simili falsificazioni. E la risposta, accompagnata da un’alzata di spalle, fu che un grande partito di massa ha bisogno di leggende.

Solo qualche volta Togliatti reagì agli eccessi. Nel 1954 si oppose fermamente, con una lettera alla segreteria, all’utilizzo del suo nome per indicare la scuola centrale di partito.

Qualche anno dopo rifiutò l’invito a partecipare alla Festa dell’Unità di Roma per evitare “bagni di folla”. Scrisse a Paolo Bufalini, all’epoca segretario della Federazione romana: “Comprendo l’attaccamento ai dirigenti del partito, ma non comprendo che si debba esprimere in modo così brutale, con le spinte, il pratico impedimento a muoversi, le cento strette di mano, le decine di tentati abbracciamenti, il servizio di vigilanza che fa peggio degli altri, e così via. È questione di costume di partito e quasi di educazione”.

Vi immaginate una lettera del genere scritta da Matteo all’altro Matteo, presidente nazionale del partito e commissario del Pd romano? Stamattina il “Tempo” e il “Messaggero” davano per incerta la partecipazione di Renzi. E in effetti pare che solo domani il premier scioglierà la riserva. Farà allora come Togliatti? No, non accadrà. Renzi martedì sera si andrà a godere il bagno di folla che gli riserveranno i militanti romani e da quella tribuna indicherà la strada per far uscire la Giunta Marino dall’impasse in cui si è cacciata. Ci sarà anche il sindaco di Roma, in prima fila, ad applaudirlo.

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