Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Una crisi gravida di opportunità

È il tempo di ascoltare chi propone da anni l'innovazione poiché niente sarà più come prima

e-learning_02

Il decano dei sociologi italiani, Franco Ferrarotti, prevede che, quando sarà finita l’emergenza Covid-19, “apprezzeremo di più l’ordine sociale e sentiremo il bisogno di rispondere alla morte con la vita, perché è nella nostra natura reagire così, fino al punto di darci la voglia di fare più figli: usciremo dalla denatalità”. E sarebbe già questo traguardo una rivoluzione. Ma la vera opportunità che si prospetta dalla crisi sanitaria globale che stiamo vivendo è, per un paese pigro e reticente al cambiamento come l’Italia, di ascoltare finalmente quello che propone da anni chi crede nell’innovazione. Nella tragedia, questo virus forzerà molti cambiamenti necessari e annunciati da tempo. E comunque, anche quando saremo vaccinati dal Covid-19, niente sarà più come prima. 

Cadono le illusioni autarchiche e sovraniste

Il primo muro mentale che sta crollando è l’illusione che il rinchiuderci nel nostro recinto, innalzando fili spinati lungo i confini, possa farci schivare i problemi senza la fatica di costruire nuovi anticorpi.  Non siamo più, come nel 1950, due miliardi nel mondo. Andiamo verso i 7 miliardi e nel 2100 verso i 10 e le interazioni umane, fisiche, digitali non sono destinate a diminuire. Gli effetti della guerra commerciale in atto fra Stati Uniti e Cina avevano già messo in evidenza la difficoltà di attuare un’autarchia. E se ora di fronte all’emergenza sanitaria alcuni spingono ancora di più verso il cosiddetto decoupling economico, ne emerge anche l’irrealizzabilità.

L’idea che “la minaccia”, “i nemici” vengano da fuori è il mantra populista che non funziona. Favorisce la propagazione dell’angoscia per il Coronavirus: chi sono i colpevoli? i cinesi, gli italiani, i lombardi, i tedeschi? Ma non funziona né nella prevenzione né, alla lunga, nella rappresentazione. Come dice Ilaria Capua, è inutile cercare ancora di rintracciare il paziente zero perché potrebbero essere uno o centinaia. Pare che il confronto delle mappe genetiche indica che “l’Europa si comporta come un’area unica”.

Cade la cultura fordista e gerarchica del lavoro

Il secondo muro mentale che sta crollando è la cultura fordista e gerarchica che ancora prevale nei capi del personale delle aziende. L’emergenza sta spingendo alla più grande sperimentazione di smartworking mai attuata in Italia. Fa tristezza vedere che i vantaggi delle trasformazioni del lavoro si comprendano solo in condizioni di emergenza. Era accaduto all’indomani del crollo del ponte Morandi: dopo il disastro a Genova si sono sviluppate nuove esperienze di lavoro agile.  In questi giorni diverse aziende stanno decentrando il lavoro a partire dalle fasce impiegatizie. Nelle realtà più avanzate anche la programmazione delle macchine si fa da remoto. Lo spazio (il luogo) e il tempo (gli orari) nella grande trasformazione tecnologica non sono più rigidi. La tecnologia offre opportunità che finora non sono state colte. Le logiche novecentesche di chi ha bisogno di controllare “a vista” i lavoratori immaginando che ciò li renda più produttivi hanno predominato quasi dappertutto. Quel muro mentale si sta frantumando.

Cade il disinteresse per la scienza e la ricerca

Il terzo muro che rovina in questi giorni è la disattenzione nei confronti delle novità che avvengono altrove.  La Damo Academy, l’istituto di ricerca del colosso tech cinese Alibaba, ha sviluppato un algoritmo di intelligenza artificiale che permette di diagnosticare il contagio da Covid-19 in 20 secondi tramite scansioni tomografiche computerizzate (Tac). Il sistema avrebbe un’accuratezza molto elevata, pari al 96 per cento, e ridurrebbe enormemente i tempi necessari ad un medico di leggere una Tac ed elaborare una diagnosi, che di solito si aggirano tra i 5 e i 15 minuti. Il database di controllo per addestrare il modello di intelligenza artificiale è stato realizzato usando i dati campione provenienti da oltre 5.000 casi certificati. Dal 5 febbraio il sistema sanitario cinese (Chinese National Health Commission) ha adottato l’uso della Tac in aggiunta al metodo di test dell’acido nucleico al fine di garantire una migliore efficacia nell’individuazione del Coronavirus. Stiamo capendo l’importanza della scienza e della ricerca e il danno enorme che hanno prodotto i tanti santoni e ciarlatani che per decenni hanno avuto ospitalità dai più grandi quotidiani e dalle televisioni. Restano ancora il Fatto quotidiano e il Manifesto. Ieri, la testata fondata da Luigi Pintor e Rossana Rossanda ha ancora fatto un titolo di questo tipo: “Il virus degli Ogm nel salto di specie”. Con il sottotitolo: “Il ruolo delle modificazioni genetiche nello spillover del Covid-19. Oltre agli allevamenti intensivi e ai cambiamenti climatici”. Un populismo ignorante e cialtrone che non si ferma nemmeno dinanzi alle catastrofi. 

Cadono le remore nei confronti dell’e-commerce

Il terzo muro mentale che sta per cadere è lo scetticismo per il commercio digitale. Fu proprio durante l’emergenza della Sars, nel 2003, che Jack Ma, il fondatore di Alibaba, lanciò la piattaforma Taobao, dopo che gli uffici dell’azienda erano stati chiusi e i dipendenti erano stati messi in quarantena. Nata allo scopo di mettere in contatto consumatori e piccole aziende e rivenditori dislocati nelle diverse aree della Cina, in poco tempo Taobao è riuscita ad affermarsi nel mercato cinese come grande bazar online, ponendosi in competizione con l’americana eBay e contribuendo a determinare l’insuccesso di quest’ultima in Cina. La crisi epidemica della Sars non portò Alibaba a fermare le proprie attività, anzi la spinse ad investire in connessioni internet e a organizzare il lavoro tramite teleconferenze online. I cittadini cinesi limitarono le uscite fuori casa e cominciarono a fare gli acquisti online, facendo crescere così velocemente il settore e-commerce nel loro paese da portarlo ad essere oggi il primo mercato al mondo (nel 2019 le vendite hanno superato i 1.000 miliardi di dollari). L’altro strumento che favorì l’affermarsi di Alibaba come leader dell’ecommerce in Cina fu Alipay, la sua piattaforma di pagamento digitale che ora conta più di un miliardo di utenti. Sempre nel 2003 fu Alibaba la prima azienda cinese ad introdurre un proprio sistema di pagamento digitale prima di altri competitor locali come Tencent.

 

Sul lato dei pagamenti digitali, l’Italia invece è ancora molto indietro e mancano ancora in molte zone, soprattutto in aree lontane dai centri urbani, infrastrutture adeguate che permettano un utilizzo più frequente di forme di pagamento alternative al contante, sia nel negozio fisico sia nel canale online. Nelle prossime settimane anche in Italia cambieremo abitudini nel fare la spesa. Vedremo se grande e piccola distribuzione sapranno cogliere questa opportunità dinanzi ad una domanda che necessariamente tenderà a strutturarsi almeno a livello di percezione positiva del fenomeno.

Cadono le resistenze all’e-learning

Il quarto muro mentale che sta cadendo è la ritrosia ad apprendere da casa. Alcune scuole e università hanno attivato in questi giorni strumenti di e-learning permettendo di tenere lezioni in videoconferenza. In alcuni casi sono state organizzate anche sedute di laurea virtuali. E si sono forniti materiali didattici o svolti esercizi con gli studenti online. Non tutte le istituzioni scolastiche e gli enti formativi però sono già attrezzati per attivare questi servizi. Si trovano quindi improvvisamente a doversi dotare in breve tempo di piattaforme efficaci ai fini dell’apprendimento a distanza. Servono strumenti adeguati, ma è anche necessaria la formazione del personale che poi andrà a utilizzare questi strumenti.

Al di là dell’emergenza, dovrebbe essere maggiormente favorita la formazione dei docenti nell’utilizzo delle piattaforme di e-learning. L’insegnamento attraverso i canali digitali richiede per chi eroga questi servizi una specifica preparazione dei materiali dei corsi, degli esercizi e degli esami, in un’ottica di bilanciamento tra accessibilità online e mantenimento dell’interazione umana. Nell’immediato, è fondamentale garantire la continuità dei programmi scolastici e limitare i disagi agli studenti, ma in un’ottica più a lungo termine emerge la necessità di un cambiamento nella cultura organizzativa del sistema educativo italiano rispetto ad altre realtà avanzate del mondo. L’insegnamento a distanza non è possibile per tutte le discipline di studio e il contatto umano tra educatore-studente è imprescindibile, ma emergenze come quella che stiamo vivendo in queste settimane rendono ancor più chiara l’urgenza di investimenti in scuola e ricerca per sviluppare best practices, da un lato, che utilizzino a pieno le potenzialità della tecnologia come strumento a favore dell’apprendimento e, dall’altro, possano consentire un maggiore accesso ai materiali di studio dei nostri studenti, nativi digitali e spesso impegnati anche in una moltitudine di attività come stage, esperienze all’estero ecc. che arricchiscono il loro percorso formativo oltre all’apprendimento in aula. Opportunità che nascono da una sventura e che continueremo ad approfondire in un prossimo articolo.

RelatedPost

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>