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La casa comune è casa di tutti

Mentre a Parigi, i numerosi capi di Stato e di Governo e la Società civile partecipano e discutono, tutti protesi al raggiungimento di un Accordo, reale e impegnativo per tutti, Mario Campli e Alfonso Pascale offrono alcuni spunti di riflessione sui temi ecologici e sull’enciclica di Francesco

È indispensabile che la 21ª Conferenza delle Parti sul Clima, organizzata dall’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) e che oggi si apre a Parigi, si concluda il prossimo 12 dicembre con un accordo sottoscritto da tutti i paesi.

Quello di Kioto fu ratificato solo dagli stati che rappresentavano il 12% del totale delle emissioni. Dopo lunghe dispute, il 15 febbraio 2005, 152 paesi sottoscrissero l’accordo – che era stato stilato nella città giapponese nel 1997 – impegnandosi a limitare l’emissione di gas serra tra il 2008 e il 2012. Il protocollo fu sottoscritto, tra gli altri, dall’Italia ma non da grandi paesi come l’India né dalla Cina e soprattutto non dagli Stati Uniti.

Parigi sarà il punto di partenza di un nuovo quadro internazionale in cui per la prima volta tutti i paesi membri della Convenzione sottoscriveranno degli impegni di riduzione volontari all’interno di un trattato vincolante che avrà durata dal 2020 al 2030. La sfida di Parigi sarà quindi quella di rendere, all’interno degli aspetti ancora aperti sul tavolo negoziale (periodi di revisione, meccanismo di compliance, aspetti finanziari e meccanismi di mercato, loss&damage ed equità), ancora più elevato il livello di ambizione degli strumenti pratici, al fine di rendere forte l’accordo nel momento in cui entrerà in funzione.

Se l’obiettivo è non superare i 2 gradi di innalzamento del global warming, il riscaldamento globale, e monitorare con cadenza precisa i risultati raggiunti, tale impegno deve necessariamente essere assunto da tutti. In campo sembra esserci la volontà di trovare una strategia a 360 gradi e non solo per il global warming: dagli effetti sul clima ci sono stati impatti forti in termini di geopolitica, di guerre e conflitti. Da qui l’interesse di Cina e Stati Uniti ad essere protagonisti in Francia insieme all’Unione Europea. E l’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco sulla cura della casa comune costituisce, senza dubbio, un contributo importante per accrescere la consapevolezza dei rischi ambientali e ricercare soluzioni condivise.

Gli autori di questa Lettura di una enciclica che può rappresentare certamente una spinta rilevante a  questo Cammino di popoli, stati, movimenti e persone – appassionante e coinvolgente – esprimono e  vivono l’auspicio e la volontà di una valorizzazione di tutte le culture e tutte le convinzioni, le fedi e le religioni: la casa è comune, la sua cura è responsabilità comune di tutti.

L’approccio fondamentale è quello di assumere fino in fondo la visione globale dei problemi ambientali e coinvolgere l’insieme dei cittadini, per ridefinire continuamente il rapporto tra scienza, tecnologie, economia, territori e società e animando questo coinvolgimento con una permanente educazione all’interazione dei saperi.

Da questa angolatura, l’enciclica contiene un’impostazione aperta e fiduciosa. E potrà sicuramente essere di stimolo ad una ripresa del confronto su questioni decisive che riguardano il futuro dell’umanità, se tutti accettano, fino in fondo, l’invito all’ascolto reciproco, confrontandosi con il dovere e il rischio del dialogo fino in fondo.

 

Vedi il libro “La casa comune è casa di tutti”

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