Le
nostre proposte per riqualificare il piccolo commercio, contenere i prezzi,
migliorare la vivibilità del IX Municipio
Il malessere dei
cittadini romani per il carovita è enorme. Ma il Governo ha risposto solo con
le polemiche pretestuose sull’introduzione dell’euro. Oppure con misure del
tutto controproducenti, come il blocco delle liberalizzazioni di alcuni
servizi, che erano state avviate dal Centrosinistra. E ciò ha indotto un
aggravamento dei costi delle imprese e, dunque, ulteriore inflazione.
In una moderna economia
di mercato, la moderazione dei prezzi e la migliore soddisfazione delle
esigenze dei consumatori dipendono dallo sviluppo della concorrenza, da una
maggiore trasparenza e dal rilancio della piccola e media impresa commerciale.
Tuttavia, tali obiettivi si potranno perseguire se si accrescerà la
partecipazione e si realizzerà un governo dell’economia a partire dal
territorio.
Più partecipazione.
I Municipi di Roma possono svolgere una funzione essenziale per favorire la
partecipazione, se faranno funzionare le Consulte sul commercio e sui diritti
dei consumatori e degli utenti. Si tratta di due strumenti che devono
interagire per suscitare la collaborazione tra due mondi spesso in conflitto.
Le contrapposizioni pregiudiziali danneggiano tutti. Il dialogo, invece,
permette di garantire all’imprenditore un legittimo profitto ed al consumatore
il diritto alla trasparenza e all’equità, nonché di migliorare, nel contempo,
la qualità della vita nei quartieri della città.
Più concorrenza.
Per moderare i prezzi c’è bisogno che Regione, Comune e Municipi guidino il
processo di liberalizzazione e sviluppo della concorrenza avviato dalla riforma
Bersani. Si tratta di favorire un maggiore equilibrio tra grandi e piccoli
esercizi, semplificare le pratiche amministrative, migliorare la rete
distributiva, favorire l’associazionismo, tutelare i centri storici. Sono da
combattere sia le posizioni di chi ritiene che la liberalizzazione non guidata
dia più opportunità, sia le posizioni di chi vuole lasciare le cose come stanno
in modo da non scontentare nessuno. Entrambi i punti di vista convergono
paradossalmente nel non favorire la concorrenza e nel far lievitare i prezzi.
Più trasparenza.
Il Comune di Roma ha intrapreso la lodevole iniziativa RomaSpendeBene,
sottoscrivendo un accordo con le organizzazioni dei produttori, dei
commercianti e dei grossisti per contenere i prezzi dei prodotti alimentari di
prima necessità. Si può andare oltre questa esperienza, promuovendo un
monitoraggio dei prezzi che aiuti concretamente il consumatore a comprare
meglio. Per potersi orientare, il consumatore ha bisogno di sapere quali sono
gli esercizi che offrono prezzi più moderati in riferimento a beni disaggregati
per marca e tipo. Nel IX Municipio un gruppo di lavoro, costituitosi
nell’ambito dei Ds, ha messo a punto una griglia di raccolta dati sulle
variazioni di prezzo di un paniere alimentare. Il servizio di acquisizione dei
dati e di informazione dei consumatori sarà inizialmente sperimentale e
volontario. L’ambizione è di coinvolgere il IX Municipio per rendere
sistematico e capillare il servizio offerto, coinvolgendo l’associazionismo locale.
L’idea progettuale è stata presentata al concorso Idee in Comune, promosso
dall’Amministrazione comunale. Iniziative come questa troverebbero un sostegno
finanziario se si ottenesse una rapida approvazione della proposta di legge Norme
per il contenimento dei prezzi al consumo, presentata dal Gruppo Ds della
Regione Lazio.
Più sviluppo territoriale. I Municipi dovrebbero promuovere dei veri e propri Patti territoriali, offrendo interventi di riqualificazione urbana, coinvolgendo le organizzazioni che operano nel mondo della cultura e del sociale ed elargendo ai piccoli imprenditori incentivi fiscali ed altre forme di agevolazione. La competizione, infatti, non avviene solo tra le diverse tipologie d’impresa, ma soprattutto tra contenitori. Si tratta, pertanto, di far funzionare i centri commerciali naturali, tantissimi nei quartieri romani, come veri e propri centri commerciali integrati, con gli stessi fattori di sviluppo e di attrattività, sia negli aspetti di marketing, che in quelli infrastrutturali. Inoltre, gli esercizi più piccoli possono svolgere una funzione aggregatrice nel territorio, fornendo servizi a domicilio agli anziani e ai disabili, in collaborazione con le organizzazioni sociali, ritagliandosi nuovi spazi e migliorando la qualità dell’offerta commerciale. In tal modo si evita il rischio che si spezzi il legame tra commercio di vicinato, artigianato di qualità e struttura urbana. A tale esigenza risponde un’altra proposta di legge del Gruppo Ds della Regione Lazio. Programmando in modo integrato l’insieme degli interventi in una data area territoriale,si potranno orientare meglio i pacchetti formativi per incentivare la riconversione qualitativa dei piccoli esercizi commerciali e agevolare in modo proficuo i gruppi di acquisto e i sistemi di qualità. Si tratta, in sostanza, di accrescere i vantaggi competitivi in termini di qualità del servizio offerto dal commercio di prossimità e di rendere l’insieme del settore distributivo più efficiente nei prezzi.